-10°C Val Palot

La neve ha fatto capolino sulle prealpi, una lievissima spruzzata. Quanto basta per fare una bella passeggiata fotografica tra le malghe del Colle di San Zeno, questa volta ricoperte dalla leggera coltre bianca. Nella mia mente avrei voluto proporre un prima/dopo rispetto all’articolo precedente (da leggere qui): stessi luoghi con la sola differenza dell’innevamento. Invece, giunti alla contorta strada per il colle, in Val Palot, 20 cm di neve non spalata sulla strada mi hanno fatto desistere; troppi km in condizioni precarie con la mia auto che non è di certo un mostro 4WD Off-Road. Ho deciso di rimanere in zona e cercare qualche scorcio piacevole, anzi mi son detto “visto che è saltato tutto proviamo a fare paesaggio con un tele spinto”. E quando dico spinto intendo 120-400 mm su un formato DX. Equivalente ad un 180-600 mm in 35mm, ben oltre il canonico 70-200 mm normalmente impiegato in ambiti paesaggistici.

Sin dai primi minuti fuori dall’auto ho capito che sarebbe stata un’uscita gelida; il temometro segnava -10°C con una leggera brezza da Est che risultava tutt’altro che piacevole mentre si infiltrava tra i lembi del vestiario. Dal punto di vista fotografico è chiaro che utilizzare ottiche di tale focale comporta rischi sulla nitidezza a causa del micromosso e dal canto mio non ho esitato a provare a scattare con tempi di gran lunga inferiori a quelli che un buon senso fotografico suggerirebbe (se avessi avuto la pellicola me ne sarei ben guardato di osare così). Ciononostante, sebbene non siano certo scatti da stampe di più di un metro, pensavo di ottenere risultati peggiori.

lone-nights

Un teleobbiettivo così spinto incoraggia a selezionare, a cercare soggetti oltre la valle, posti a distanze notevolmente superiori all’ordinario. Gli effetti non sono male: si coglie l’ambiente secondo prospettive desuete, comunque attraenti. Per esempio mi è stato possibile raggiungere una valletta secondaria dove la neve, per via della bassa esposizione alla luce, restava aggrappata agli abeti. Una prospettiva schiacciata che permette di enfatizzare le tessiture dei rami innevati.

helpless

Sfruttando la focale è possibile realizzare scatti facilmente astratti. Non è difficile infatti decontestualizzare il soggetto e renderlo, grazie all’ampio grado di selezione fornita dal tele, ritmo, volume o forma.

forse-qualcuno-domani-dimentichera

A distanze estreme l’effetto è ancora più surreale, potendo tramite la distanza rendere indecifrabili le forme degli oggetti e lasciando percepire solo aree di pura geometria, siano esse volumi o linee.

criticize-our-fears

 

scars-and-stripes

Una lunghissima focale è in grado dunque di permettere una totale decontestualizzazione verso forme di paesaggio astratto. Certamente le principali difficoltà tecniche stanno nel garantire una nitidezza accettabile in quanto, specialmente nelle zone a bassa luminosità, volendo tenere aperture di diaframma ragioevolmente piccole (f11-f16) i tempi di scatto rapidamente scendono a soglie difficilmente gestibili anche col più stabile dei treppiedi. Ciononostante i risultati possono essere piacevoli, certamente non sempre aderenti ai canoni tradizionali, tuttavia più vicini ad una interpretazione espressiva più spinta del paesaggio.