E di Colpo il Colore……..

Poi un giorno ci si sveglia e ci si accorge che per qualche ragione sono tornati i colori, nelle ore che si susseguono ciondolanti ogni giorno e la fuori nei primi segni dell’autunno in arrivo. E se tornano i colori, tornano i sorrisi di un fine settimana lungo, da lungo tempo promesso, da lungo tempo desiderato e destinato per varie ragioni ad essere. Per cui raccolti vestiario ed attrezzi si parte alla volta dell’Alto Adige: destinazione Siusi e come meta svariati trekking leggeri nella straordinaria bellezza dei boschi e degli altipiani delle streghe.

E’ tornato il colore e con me alcune pellicole negativo colore, Kodak Portra 160 e 400: il meteo è destinato ad essere altalenante durante i quattro giorni per cui la scelta di portare una ISO 400 risulta abbastanza naturale. Certo Portra, come “portrait”, non certo un supporto fotosensibile studiato per il paesaggio ma non bisogna mai sottovalutare la magia della pellicola. La Portra è straordinaria, non tanto quando c’è contrasto estremo ma quando i toni si srotolano attraverso i piani prospettici come tavolozze delicate e sottili, nelle luci tenui dei giorni uggiosi o attraverso i nuvoloni di fine Settembre.

Già dal primo pomeriggio ci mettiamo in moto e in pochi passi ci portiamo presso il bosco di Laranza, una macchia incantevole di latifoglie mista conifere, brillanti di un verde acceso nella luce calda che le giornate di Settembre ancora regalano. 
E la serena tranquillità, il silenzio, il dolce profumo di muschio ci accompagna in una surreale bellezza. Dolcemente scivoliamo quasi volando sul sottobosco, attenti a non disturbare il silenzio, a non disturbare i folletti e le streghe che da secoli popolano questi luoghi ricchi di folclore. Qua e la nel bosco macchie di colore preannunciano l’autunno, irriverenti felci si ribellano al verde del bosco scintillanti di colore, brillanti come fiammelle nella notte più scura.Il sentiero serpeggia sinuoso attorno ad una dolce collina, di tanto in tanto la luce del sole, ormai serale, filtra tra i tronchi ritti e fitti. Impossibile non trovare soggetti in ogni luogo in cui si volge lo sguardo. Soltanto le zone più cupe del bosco sono più complesse da fotografare in analogico: nonostante abbia a disposizione il cavalletto i tempi di scatto si spingerebbero ben oltre la capacità della mia fotocamera e per di più dovrei lottare col difetto di reprocità della pellicola. Francamente non è un grosso problema, mi stampo nella mente tutte le altre immagini, resteranno con me forse più vivide di quelle registrate sulla pellicola.

La sera si chiude in una solitaria Siusi allo Sciliar, nostalgica come solo i luoghi turistici nelle mezze stagioni sanno essere. L’indomani ci aspetta l’Alpe e la salita sulla Bullaccia.

Di buon ora ci muoviamo verso la seggiovia che comodamente ci porta sullo straordinario altipiano dell’Alpe di Siusi. Scesi dalle strutture di risalita la vista mozza il fiato: un senso di vastità, di distacco dal caos della vita quotidiana, di libertà. Un primordiale ritorno alle “terre selvagge” riscoprendo dal vero che la felicità è reale solo se condivisa; scomodando al contempo Tolstoj e “Into the wild”.

Senza respiro si prende per l’anello della Bullaccia, in silenzio, come in un sacrario, come in una chiesa millenaria, come a ringraziare. Chi in fondo non importa. La gioia poi prende il sopravvento, un’euforia infantile, vien voglia di cantare, di fotografare ovunque. E in ogni luogo si guardi la vista spazia su bellezze indescrivibili.La semplicità dei prati privi di vegetazione spinge ad astrarre. Gli elementi compositivi si snocciolano poco per volta nel paesaggio in un gioco di semplificazione e sottrazione.

Giunti in cima alla Bullaccia il clima peggiora, il cielo si ricopre di nuvoloni scuri che ricoprono l’altipiano; appaiono, potenti, il Sassolungo e il Sassopiatto, dominatori della parte di orizzonte che si estende ad Est.

Tra macchie di erica e ginepri si passeggia attorno a quel panettone che è la Bullaccia: la vegetazione quasi inesistente e gli immensi prati offrono uno scorcio stranamente lunare o marziano in cui è un piacere passeggiare.

Una breve pausa al rifugio e poi dritti al belvedere, per osservare quei monumenti naturali del Sassolungo e del Sassopiatto.Un panorama straordinario; una stranissima luce del primo pomeriggio rende l’immagine pittorica: la Kodak Portra (passata alla sensibilità 400 visto lo scurirsi del cielo) offre il meglio di se restituendo le delicate sfumature di una luce a tratti dura e a tratti soffusa.

A malincuore scendiamo verso valle, rimangono nel cuore gli sterminati prati verdi dell’altipiano, punteggiati di malghe, casali e rifugi.

L’indomani la fortuna non ci assiste, la giornata appare uggiosa, dopo una notte umida e piovosa. La passeggiata ai laghi di Fiè si preannuncia, se non sotto una scrosciante pioggia, quantomeno sotto la costante minaccia del meteo. La luce è ingestibile, solo in tarda mattinata il cielo si apre leggermente e consente qualche scatto nel fitto sottobosco, adibito a pascolo, trai due laghetti.Ancora una volta le felci si accendono di un giallo intenso, anche sotto la fioca luce dell’umido mezzogiorno. Le condizioni del cielo peggiorano, ci concediamo un pomeriggio di shopping e un rilassante riposo nella piscina con annessa vasca idromassaggio dell’albergo.

La notte passa tristemente, sapendo che è ormai quasi ora di rientrare. Pochi giorni passano troppo rapidamente ma fortunatamente sono sufficienti per ripulire la mente dalgli innumerevoli stress della vita quotidiana.

Sulla via del ritorno una piccola sosta alla chiesa di San Costantino a Fiè allo Sciliar, appollaiata su una piccola collina,  ci regala gli ultimi momenti di pace prima di infilarci nella caotica autostrada del Brennero già trepidanti in attesa della prossima avventura.