Parco Delle Fucine Di Casto

Spesso è difficile trovare parchi aperti al pubblico immersi nella natura. Ancora più difficile trovare luoghi in cui si condensano natura, sport e cultura. In un certo senso questo connubio è riuscito nel piccolo centro di Casto, incastonato, è proprio il caso di dirlo, tra Val Sabbia e Val Trompia. Il parco delle Fucine, anche noto come Parco delle Ferrate di Casto, si trova poco al di fuori dell’abitato storico, in forre e orridi scavati nella pietra dai numerosi corsi d’acqua che corrono rapidi verso la Val Sabbia. La quantità notevole di acqua che scorre in queste strettissime forre è stato anche motore delle attività umane nel corso degli ultimi secoli: percorrendo quello che è un anello ricco di folcloristici passaggi tra rocce e torrentelli si incontrano, conservate e restaurate le vestigia delle antiche attività umane (Carbonaie, Calchere e Fucine).



Oltre alla bellezza delle alte pareti di roccia che si tuffano nei torrenti spumeggianti si incontrano dunque le costruzioni di tempi passati, illustrazioni e cartelli non mancano di indicare quali fossero le attività portate a termine nella zona e interessanti ricostruzioni mostrano come fossero ottenute le canalizzazioni dell’acqua fondamentali per fornire forza meccanica alle fucine.

Contestualmente a questi due aspetti il parco è anche palestra di roccia. Seguendo il facile sentiero che segue le vie dei torrenti partono, diramandosi a destra ed a sinistra numerose vie ferrate; non mancano ponti tibetani e vie con corda sospesa posizionate a decine di metri di altezza.

Certamente e chiaramente tutte queste corde d’acciaio, queste passerelle sospese, i ponticelli e i passatoi un poco deturpano il colpo d’occhio, sporcando la purezza naturale dei luoghi, soprattutto dal punto di vista fotografico. Nonostante ciò questo è il prezzo da pagare per l’accessibilità comoda e sicura a luoghi altrimenti difficilmente percorribili. Un plauso va fatto a chi gestisce tutta la struttura: sono giunto in giornata soleggiata ma dopo una discreta nevicata e successivi cicli di gelo non indifferenti; le strutture lignee dei ponti e delle passerelle del sentiero principale si trovavano si parzialmente ghiacciate ma sicure sotto il passo, segno di continua attenzione e manutenzione. Sfortunatamente solo alcuni lastroni di ghiaccio mi hanno impedito di chiudere il giro completo del parco. Non perchè fossero impraticabili ma per la mia atavica paura di finire con tutta l’attrezzatura sedere all’aria.

Ciononostante dal punto di vista fotografico si possono realizzare decine di scatti di soggetti totalmente diversi, dalle cascate, ai corsi d’acqua passando per piccoli laghetti, senza dimenticare gli interessantissimi ruderi. Posso solo immaginare in primavera, con lo sbocciare del sottobosco, cosa potrebbe essere in termini di macro-fotografia.

Per questo sicuramente tornerò in giornate di clima più piacevole anche se temo che un parco del genere rischi di essere terribilmente trafficato nei mesi primaverili vista la straordinaria capacità ricettiva offerta.