La pianta di cachi che salvò il weekend

Non amo i cachi. Anzi a dire il vero proprio non li sopporto: sono frutti ambigui, troppo dolci o troppo aspri, nessuna via di mezzo. Può capitare però nelle vicissitudini fotografiche che proprio una pianta di questo frutto possa salvare un weekend di foto programmato.

Inizio Dicembre, il fine settimana si preannuncia meteorologicamente stabile, voglio continuare a testare in nuovo Sigma 10-20 senza però dovermi muovere troppo da casa per impegni famigliari pomeridiani. In programma c’è una bella passeggiata alle cascate di Ome. Per cui sveglia e presto in moto verso la stretta valletta che conduce alle cascate tramite un agevole ma poco avvincente cementata, il freddo è pungente, si preannunica una giornata serena. Giunti alle cascate, delusione cocente, un rigagnolo d’acqua si tuffa in una pozzanghera da un paio di metri d’altezza e la ferrata che ipoteticamente dovrebbe portare al piano superiore, in teoria più coreografico, così gelata da essere impraticabile per chi ha le mani libere, figuriamoci per uno con cavalletto, borse e attrezzi vari.

Cascate di Ome

Scatto solo poche fotografie e spero che il “Parco delle conifere” adiacente mi possa riservare qualche bello scorcio. Dannazione il parco è una bufala. Seppur ben curato appare come una pezza posticcia ricavata all’interno del sottobosco prealpino. Certamente è molto ricco di specie di conifere e certamente avrà finalità vagamente educative, tuttavia non riesce a convincermi: neppure la cascatella e il laghetto artificiale, così ben allestiti, mi attraggono. Non scatto.

Desolato mi riporto sulla via del ritorno non avendo praticamente realizzato foto. Il sole sta scavalcando appena la sommità della collina alla mia sinistra, è ancora presto. La luce calda e bassa all’orizzonte illumina una zona che prima, complice il buio mattutino, non avevo notato. Un antico mulino sorge incassato in uno spiazzo a ridosso delle colline alla mia destra, al suo fianco un immenso albero di cachi carico di frutti. Mi dico: “bella foto questa”. Cerco l’inquadratura qua e la, mi sposto ancora un poco, mi avvicino; “ecco questo potrebbe essere il punto giusto”. Allestisco l’attrezzatura e faccio un paio di scatti.

Antico Mulino

La quiete rilassante è rotta solo da qualche campana in lontananza che scandisce l’incessante scorrere del tempo e dai richiami degli uccelli tra i quali riconosco l’inequivocabile trillo dello scricciolo, poi pettirosso e capinera. Sembra sia l’ora in cui la vita si risveglia rinfrancata dai raggi del sole. Infatti in un batter di ciglia ecco comparire la minuscola fauna del sottobosco saltellare di frutto in frutto per una colazione zuccherina. Dannazione mi manca il teleobiettivo, è rimasto a casa perchè la giornata si preannunciava come giornata da paesaggio non da caccia fotografica. Poi il tempo stringe ed ormai devo rientrare al campo base. Il fine settimana è ancora giovane però e sicuramente i cachi non cadranno dall’albero ancora per lungo tempo.

L’indomani mi riporto in zona con il 120-400 certo che con tale focale qualcosa riuscirò a immortalare. Pochi passi dal parcheggio e sono in prossimità della pianta. Ora devo cercare un riparo credibile: mi accovaccio sotto un noce, tra le frasche così da spezzare un poco la mia silhouette e attendo in silenzio. Il momento giusto è sancito dal sole che lambisce i primi frutti sulla sommità della pianta. Ecco che comincia il balletto degli uccelletti che dal fitto del bosco alle mie spalle si fiondano sui cachi. E’ così bello contemplarli che quasi mi dimentico del mio scopo principale, ovvero il fotografarli. A stormi arrivano i codibugnoli che zampettano ora su un frutto, ora su un ramo bisticciandosi i cachi più maturi. Il motore della mia machina mi supporta prontamente nelle lunghe raffiche necessarie per avere solo una manciata di immagini buone. Queste bestiole sono dannatamente rapide ed è facile che appaiano mosse soprattutto se la luce è una luce tardo autunnale che obbliga i tempi di scatto ad essere pericolosamente bassi anche su cavalletto.

Aegithalos Caudatus (Long Tailed Tit) (Codibugnolo) 3

Aegithalos Caudatus (Long Tailed Tit) (Codibugnolo)Per poter mangiare i cachi migliori e più maturi si prodigano in azioni degne del migliore equilibrista, appendendosi spesso a testa in giù.

Aegithalos Caudatus (Long Tailed Tit) (Codibugnolo) 2

Non si vedono solo codibugnoli intorno alla pianta; anche cinciarelle, cince e capinere frequentano la zona ed un paio di scriccioli si fanno notare su un vecchio filare di viti. La luce che via via cala inesorabilmente mi concede solo pochi altri scatti alle capinere.

Sylvia Atricapilla (Blackcap) (Capinera) 2

Sylvia Atricapilla (Blackcap) (Capinera) 3

Se il vecchio detto “non sai mai cosa aspettarti” calza nella normale vita quotidiana, calza ancora più a pennello per chi ama fotografare. Così può effettivamente accadere che un frutto ambiguo possa risollevare le sorti di una due giorni fotografica iniziata nella mancanza di stimoli più totale. Una ragione in più per amare natura e fotografia.