Mi è spesso capitato di chiedermi cosa sia ciò che rende una foto apprezzabile ai miei occhi, al di la del soggetto rappresentato. Non mi sono ancora dato una risposta chiara e univoca tuttavia da molto mi sono accorto che le mie immagini hanno un carattere più definito se sono scattate con pellicola, per di più in bianco e nero. Quasi che il colore aggiungesse soltanto rumore di fondo ad un segnale che è già presente con tutta la forza necessaria. Aggiungerei inoltre che le fotografie in pellicola bianco e nero le scatto con macchine del tutto prive di controlli elettronici e molto spesso, come nel caso delle foto di questo articolo, prive di ogni tipo di controllo (Compatta Olympus AF10 Super), quasi come se in tali condizioni, lontano da ogni favoritismo tecnologico, l’immagine si componga con più naturalezza.
Più lontano mi tengo dal “tecnicismo” che realizzare una fotografia impone più il senso dell’immagine prende il sopravvento: minore è l’onere tecnico minore si avverte la presenza di un filtro tra ciò che si immagina e ciò che si ottiene. Non è però solo una mera questione di gestione dello strumento, avere pochi mezzi a disposizione spinge a cercare il risultato nell’immagine stessa e non tramite la tecnica di realizzazione.
E’ un buon esercizio anche quando si hanno a disposizione tutti gli strumenti più avanzati: non muovere un dito, non provare neanche ad inquadrare una scena, anzi neanche estrarre l’attrezzatura se prima non si ha in mente quello che si vuole realizzare. Buona norma che il mondo digitale ha smantellato definitivamente introducendo il concetto: “intanto scatto, poi vedo come è”. No, la pellicola non ammette ripensamenti postumi: tutto va prefigurato.
Inoltre il sapere di stare utilizzando una pellicola che permette di utilizzare solo ed esclusivamente i toni di grigio obbliga a “pensare e vedere in bianconero”. Il colore non ci salva, un bel fiore colorato non potrà essere l’elemento cardine dell’immagine; solo la linea, le forme e i pesi visivi daranno senso alla composizione come in un quadro realizzato con la china.
Le forme geometriche e le linee infatti possono essere di impatto e favorire una composizione estremamente scarna ed astratta, estremamente essenziale e quasi immateriale, eterea, che nulla ha a che fare con l’oggettività fotografica.
Quando tutti gli elementi si fondono in modo equilibrato c’è solo il messaggio, senza fronzoli, senza disturbi. Quando ciò accade, quando il superfluo è tolto si ottiene quell’essenzialità che rende l’immagine universale. Per tale ragione è proprio vero che in tali circostanze il meno vale come se fosse un più.