Il Re delle Basse Prealpi

Sembrerà banale tuttavia per noi Franciacortini che abbiamo il sedere appoggiato sulle prealpi bresciane il Monte Guglielmo rappresenta un poco il Re: facile da raggiungere, facile da conquistare nelle sue varie salite e ciononostante così imponente con i suoi quasi 2000 m. Insomma questo massiccio panettone spuntato svetta se visto dalla Franciacorta, come un Re tra le cime adiacenti.

Per cui è deciso, si parte per il Guglielmo con zaino fotografico e cavalletto colossale annesso, croce e delizia……soprattutto croce. La salita da Zone, quella delle schiappe come me, è costante e tutto sommato tranquilla, non fosse che ad ogni centinaio di metri il cavalletto in spalla prende 100 g: giunto in cima mi sembra un tronco di 100 Kg in spalla. La salita è abbastanza panoramica è consente scorci turistici verso la nebbiosa Val Camonica.

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Una volta superata la prima malga comincio a pensare a che scatto mettere in saccoccia. Tuttavia la cosa non è per nulla semplice, una foschia costante e insistente si impadronisce del cielo rubando la luce delle prime ore del giorno. Il sole fa capolino molto in la nella mattinata mandando a monte i piani.

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Giunti al rifugio decido di non proseguire per il Redentore, vera cima, già affollata di escursionisti e biker; mi concentro invece sulle zone limitrofe, sugli straordinari muretti a secco che delimitano o delimitavano gli alpeggi.

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Sole e nuvole basse, miste foschia rendono la luce difficile da gestire, chiaro che la giornata non regalerà immagini da cartolina. Insomma si fa il possibile.

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In tarda mattinata ricomincio la discesa, con tranquillità perdo quota, l’attrezzatura che comincia ad essere un vero peso. Nel procedere lentamente, zaino e cavalletto in spalla, vedo un alpinista salire spedito, come una cavalletta. Mi dico “Toh ma io questo l’ho già visto”; e nel farmi più vicino ne ho la certezza. Paolo, mio ex collega, alpinista vero e fotografo si sta allenando. Scambio due chiacchiere con piacere, mi racconta come se fosse la cosa più leggera del mondo di un anello infinito che sta chiudendo con una tranquilla salita al Guglielmo, poi si parla di luce e anche lui mi conferma che a scatti è una giornata non ideale. Poco male, l’averlo incontrato dopo così tanto tempo, aver parlato del più e del meno mi ha riempito di gioia. Incontrarsi per caso immersi nella natura, in montagna, ha un non so che di speciale: oserei dire pionieristico, almeno per me che sono un camminatore di terza mano.

E in effetti anche se le foto non sono capolavori me ne torno a casa allegro e rilassato. Mi concedo qualche ultimo scatto nel bosco prima di risalire in auto per il rientro. Ah il Guglielmo, ogni volta è sempre un piacere.

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