Tele Corto nel Paesaggio: Sfida all’Ultimo Scatto

Il paesaggista è un imbroglione. Si scatta sempre con super-grandangolari che  stravolgono proporzioni e spazi per creare viste lontane dalla percezione abituale. Oppure con dei tele abbastanza lunghi si estrapola una parte della scena mascherando il resto, che ad occhio nudo sarebbe visibile. Ma cosa accade se si usa un tele corto? Abbastanza vicino alla percezione umana (la cosa vale ancora di più per un normale)? Si da il caso che io abbia testato proprio questo, utilizzando un 50 mm applicato però ad una camera con sensore DX (equivalente ad un tele 75 mm, abbastanza corto insomma).

Niente sotterfugi dunque, niente appello alle focali estreme, solo la fotocamera ed una focale fissa, nessuna possibilità di zoom. Aggiungerei una luce piatta di un pomeriggio di fine Settembre per rendere la sfida ancor più un incubo. Territorio della contesa le “Torbiere del Sebino”, una vasta zona umida a sud del lago di Iseo, al limitare del complesso monastico di San Pietro in Lamosa.

Dai primi passi sulle passerelle nell’acquitrino capisco subito, istantaneamente e duramente la cruda realtà, non sarà facile portare a casa lo scatto. Si devono ricalibrare tutti i parametri, si deve pensare in modo differente: approccio numero uno, ricercare i dettagli, ambientarli togliendo il superfluo, un poco come si farebbe con un tele più spinto ma con minore tendenza ad affastellare i piani che compongono la scena. Così come per i tele più spinti il problema del fuoco rimane soprattutto quando non si ha a disposizione un treppiede e per le condizioni di luce si devono tenere diaframmi aperti (sotto f11).

Rapsodia in Verde

Il secondo approccio possibile secondo me è usare il colore per compensare la tendenza del tele ad appiattire i piani prospettici. Creare piani di tonalità di colore per dare profondità alla scena insomma. Infatti nel paesaggio allargato 75 mm sono pochi per escludere l’ambiente attorno al soggetto ed inevitabilmente si deve includere qualcosa; qualcosa che si spera aiuti la spazialità. Anche lo scatto verticale (che non lo nego adoro profondamente) può aiutare.

San Pietro In Lamosa e Madonna del Corno

Se si passa alla canonica vista orizzontale i giochi si complicano, difficile generare netti piani prospettici. Complice anche la terribile luce del momento è stato un calvario, in postproduzione, rendere quantomeno pubblicabile l’immagine del Monte Guglielmo che si staglia maestoso sulla bassa Valle Camonica. Tuttavia lo scatto è funzionale per descrivere il possibile approccio numero tre: il tele generalmente, oltre a comprimere l’immagine tende a rendere più imponenti della percezione “normale” oggetti, costruzioni e monti sullo sfondo. In tal caso il 75 mm ha reso più maestoso il Guglielmo che sembra ergersi ancora più massiccio consentendo però di contestualizzare di più la scena rispetto ad un teleobbiettivo più estremo. L’immagine seguente ha ancora difetti ineludibili sulle dominanti colore, soprattutto nelle zone in ombra e coperte da foschia. Inoltre la luce piatta e poco contrastata, sommata alla terribile foschia da umidità, ha richiesto estremi make-up per offrire un poco di tridimensionalità (forse buona per il web ma non la stamperei neppure in formato francobollo).

Guglielmo

Una ulteriore possibilità, strategia numero quattro dunque, si trova nel scegliere scene comunque ampie ma senza profondità, portando l’inganno del paesaggio più in la, al limite del furbesco. Tuttavia un medio tele in questo caso è forse il migliore aiuto che si può avere; seleziona il giusto, senza precludere importanti elementi e senza curarsi della profondità giacchè la scena non ne possiede molta.

Impressioni di Settembre

Dato che non amo i numeri pari, troppo simmetrici e banali, devo per forza, quasi da obbligo morale proporre una strategia numero cinque: e quale migliore strategia quella di non fissarsi con un approccio e mescolarli tutti?

Madonna Del Corno

Insomma, certo i tele corti non sono l’arma migliore per un paesaggio ma ciononostante, visto anche la compattezza di tali ottiche, averli in saccoccia può aiutare, soprattutto in determinate situazioni, ad ottenere buoni scatti. La luce non c’è nulla che la possa cambiare, dobbiamo cercare di gestirla al meglio che si può. Ma questo spetta a chi scatta!