L’Oglio, una volta fuoriuscito dal Sebino serpeggia dolcemente e placidamente nella bassa Bresciana occidentale, creando talvolta anse e zone umide di notevole interesse paesaggistico e avifaunistico.
Se questa storia fosse una fiaba, una di quelle favole col lietofine o una storia d’amore di quelle nei romanzi rosa si concluderebbe con il canonico “…e vissero tutti felici e contenti”. Ma questo è un romanzo Kafkiano, di quelli in cui l’ineluttabilità, l’immobilità e l’emarginazione si trasformano in una ambigua tristezza, in una nostalgia di fondo.
Il Parco dell’Oglio è solo un bel sitointernet e quahe iniziativa qua e la. Nella zona visitata vi è un incredibile abbandono, ponti pericolanti, passerelle sfasciate, cartellonistica consunta o abbattuta da maleducati ignoranti……nessun segno di manutenzione ordinaria e molta manutenzione straordianria da fare.
Nel mezzo scorre il fiume, sempre li, smpre verso il mare, indipendentemente da quante “mele” si tirino lui non cede, nel suo costante movimento. Del resto il suo moto si misura in ere mentre a noi miserrimi è dato contemplare solo lo sciabordare delle acque. Triste ma bellissima consolazione.