“Lamette” di Iseo

Abitualmente restio nell’infilarmi nel caos terrificante che caratterizza il Lunedì dell’Angelo, spinto dalla malavoglia ingenerata da un meteo variabile anche quest’anno ho deciso di non fare nulla. Perlomeno ho deciso di non fare nulla a modo mio: facendo qualcosa…..Poche idee,  per giunta non chiare; l’unica consapevolezza riposta nel ripudiare il caos, lontano da tutti, nella pace e soprattutto senza macinare anni luce di strada. Ecco un’illuminazione: facciamo due scatti vicino casa, alle Torbiere del Sebino. Preparo la macchina, il treppiede, monto il teleobiettivo e………..e cavolo a Pasquetta alle Torbiere??? E’ vero, c’è ancora buio, però, dannazione, alle nove di mattina ci sarà sicuramente il caos da ultimo giorno di saldi. Non si può, idea malsana. Cavolo sono già attivo e poi è tutto pronto in auto: si parte lo stesso ma si devia per le Lamette.

Le Lamette del Lago di Iseo sono quella piccola zona umida, con habitat del tutto analogo alle Torbiere (o Lame), che si trova a sud del lago, proprio in corrispondenza della zona in cui il Sebino devia ad Ovest e giusto poco a Nord-Ovest delle ben più note Torbiere. Raramente c’è gente e raramente gli animali sono disturbati. Il posto perfetto.

Il sole è ancora basso e velato: non sarà una mattina limpida e il freddo è pungente, aiutato come è da una brezza da sud che mi obbliga ad incappucciarmi come un frate nel cappuccio della giacchetta. La berretta e la sciarpa non sono sufficienti, e due “madonne” le spendo per avere dimenticato i guanti. Fortuna che i passi per raggiungere l’acqua, in una zona riparata dal vento, sono veramente pochi.

Il lago straordinariamente basso mi consente di avanzare abbastanza agevolmente nelle zone dei canneti senza affondare tra i depositi di canne. Posiziono il treppiede e, nel silenzio più assoluto, stabilizzo e allineo le gambe: ora si tratta solo di attendere. Attendere al freddo, senza guanti, con il naso gelato che accada qualcosa. Nella luce ancora terribilmente bassa e debole, tra la foschia di una giornata dal meteo ancora incerto, alcuni Pendolini iniziano a dondolare veloci come dei lampi tra le canne. Segue una significativa raffica di scatti abbastanza complessi per la continua e mutevole luce del mattino e per la poca pazienza dimostrata dai soggetti.

Remiz Pendulinus (Eurasian Penduline) (Pendolino)Remiz Pendulinus (Eurasian Penduline) (Pendolino) 2Sta il fatto che la terribile tranquillità del luogo sembra contagi anche la fauna. Tutto tace, la luce si alza un poco ma c’è sempre quella velatura che toglie contrasto, che rende difficile gestire l’esposizione.

Da lontano cominciano ad alzarsi dei grossi uccelli, sicuramente rapaci per via di quello straordinario modo di veleggiare. Sono dannatamente distanti e ne osservo il volteggiare sempre più alto e sempre più ampio. Ad un tratto uno dei tre volatili si stacca dal gruppo e realizza un ampia manovra portandosi su una traiettoria molto più vicina, un Falco di Palude mi dico, si abbassa, volteggia osservando i canneti e……E scatto a raffica, saturando il buffer. Speriamo che qualcosa di buono sia rimasto sulla scheda; un poco mi lamento per la luce non proprio ottima.

Circus Aeruginosus (Harrier_Marsh) (Falco di Palude)E’ tempo di rimettere i passi sulla strada di casa, il sole si è alzato rapidamente, lacerando le nebbie della prima mattina, la luce è dura. Da un ulivo al lato della strada giunge un fischiettare, mi fermo e appoggio il treppiede. Sembra un novello, forse un fringuello ma è difficile da identificare per bene anche dalla foto. L’ultimo scatto del giorno, proprio sulla via di casa.

Fringilla Coelebs (Chaffinch) (Fringuello)