Macrofotografia: un incubo di piacere

Se c’è un genere di fotografia che mi ha sempre affascinato ma che non ho mai approfondito, tanto da non averla mai fatta, è la macrofotografia. Ne ero attratto ma il terrore di spendere cifre astronomiche per l’attrezzatura base su reflex mi terrorizzava. Con il micro 4/3 acquistare L’Olympus 60mm f2.8 macro non risulta proibitivo per cui approfittando di un offerta me lo sono regalato.

Veniamo subito al dunque: la macrofotografia è un incubo. Profondità di campo pressoché inesistente, mancanza di luce sistematica, soggetti che se si muovono di 1 mm escono fuori fuoco, non parliamo poi del vento che ogni volta distrugge l’inquadratura. Gestire tutto ciò è difficile ma con un po di prove e pazienza (tanta) si riescono ad ottenere risultati anche a mano libera e senza flash.

Bruco di Argide delle rose.

Una volta che il fuoco è a posto e si è riusciti a trovare un giusto compromesso nell’esposizione si può scattare e il risultato, quando è centrato, è straordinario; inoltre regala soddisfazioni immense. Alla fine scattate decine di foto se ne conserva solo una manciata ma quanto piacere nell’avercela fatta.

Ragno sulla tela.

Mosca su rosa.

Di una intensa mattinata di scatti solo 5 immagini erano minimamente decenti e con i soggetti a fuoco nei punti di interesse. Un altissimo tasso di fallimento mi ha accompagnato durante le ore in cui ho scattato ma il piacere nel vedere questo micro mondo venire alla luce è incredibile.

Cavalletta.

Primo piano della cavalletta.

Certo che continuerò a sperimentare in questo campo che, a fronte di complicazioni enormi, regala poche ma grandi soddisfazioni.