A volte, tuttavia, soprattutto quando le lunghe giornate lo consentono e se l’attività prevede corsi di formazione con tempi ben fissati, è possibile ritagliarsi una qualche ora intorno cena per poter quantomeno infilare il naso qua e la.
Così è capitato che mi trovassi tre giorni in Liguria, nello Spezzino, e che avessi con me la vecchia, sgangherata e cotta Yashica 108. Mancava solo l’aggiunta di un paio di Kodak TMax 400 per scatenare in me la frenesia fotografica. E del resto di frenesia si è trattato avendo a disposizione solo poche ore intorno alle 19:00, 20:00 e potendo visitare solo luoghi ad un tiro di schioppo: Lerici, dove albergavo, e Tellaro.
Non saprei dire con certezza cosa ho percepito di questa terra, e di certo non è un giudizio assoluto, non avendo avuto tempo per capire. Tuttavia passeggiando per queste incantevoli (su questo non ho dubbi) località, meta più del turismo d’oltreoceano od al limite d’oltralpe piuttosto che nostrano ormai, sono stato coccolato da un senso pervasivo e persuasivo di nostalgia. I palazzoni iper-razionali degli Hotels che svettano torreggianti sopra gli antichi abitati, perenne memoria del turismo anni ’60, sono monumenti di un epoca d’oro della zona ma, sarà per il colorito sbiadito dalla salsedine o dalle lievi crepe nell’intonaco, hanno un non so che di decadente.
Anche le persone, i pochi locali di fatto, sembrano fuori luogo o fuori tempo, nascosti o annegati come sono in una multietnica babele di caos. O forse è la perenne tensione propria, nel mito, solo della gente di mare, schiacciata come è dal continuo dubbio di andare o restare; so per certo che il mare è seduttore almeno quanto la montagna. Chi più di coloro che da sempre, per nascita e tradizione, vivono compressi tra mari e monti possono percepire e assimilare tale ambiguità, tale contrasto?
Non si prendano le mie parole come un qualche giudizio di sorta, neppure le si connotino negativamente: provo anzi un segreto fascino per i luoghi sospesi, costretti in una perenne dissimmetria, dove tutto è giusto tranne un niente, e dove un niente connota tutto.